Distanza, prossimità e socialità ai tempi del nuovo coronavirus

Dunque c’è questo evento nuovo per molti aspetti. Ne vorrei indagare uno.
Ci dicono di mantenere le distanze, di rinunciare alle relazioni, alla socialità, di stare a casa.
Vorrei provare a sostenere che, al contrario di quel che può sembrare a prima vista, mantenere le distanze può essere, o perfino è, un modo per accorciarle, per sentire vicino chi ci è lontano; che rinunciare alle relazioni in presenza, alla vicinanza fisica degli altri (per quanto si può), può essere un modo per sentirsi più in relazione con gli altri e non meno, per sentire la comunanza di una condizione, la sua dimensione per l’appunto comune o sociale, per non sentirsi sole e soli.
È una questione di sguardi, delle lenti con cui guardiamo il mondo e ciò che (ci) accade, delle parole con cui lo significhiamo.