Il colonialismo non appartiene solo al passato, ma sopravvive nel razzismo e nel sessismo contemporaneo, in un sentire diffuso spesso inconsapevole, nelle omissioni e negli stereotipi compresi nei libri scolastici e nella didattica, nei messaggi dei mass media, nei musei e nei nomi delle strade. Il colonialismo è la culla del razzismo e del sessismo

Cenni storici. Fin dal periodo liberale la costruzione dell’unità e dell’identità nazionale andava di pari passo con le imprese coloniali in Libia e nel Corno d’Africa; il  ”fardello dell’uomo bianco” (Kipling) che andava in Africa per  civilizzare gli inferiori nascondeva guerre e  repressioni cruente. E durante il fascismo  la costruzione della nazione si trasformò in costruzione dell’Impero, nel diritto di “un posto al sole” conquistato con le armi e i massacri , nella retorica imperiale  del virilismo, dell’eroismo, e soprattutto nel razzismo, che ebbe la sua conclamazione nel manifesto per la Difesa della razza  e nelle leggi razziali del 1938. Nei libri scolastici, nella ‘didattica imperiale’  primeggia l’albero delle “varietà umane”, quell’albero delle razze in cui emerge la superiorità dell’uomo bianco europeo rispetto a razze inferiori se non ancora selvagge.

Ma nel dopoguerra?  
L’Italia non andò a Norimberga: da parte delle altre potenze coloniali, in particolare il Regno Unito, non si consentì alla richiesta di Addis Abeba di processare Badoglio e Graziani come criminali di guerra, perché  una tale richiesta poteva replicarsi e coinvolgere le imprese coloniali anche delle altre nazioni. Tutto ciò contribuì al silenziamento nel secondo dopoguerra, all’autoassoluzione degli “italiani brava gente”, a un misto di  nostalgia e amnesia. Solo a partire dalla metà degli anni Sessanta ripresero gli studi storici e il disvelamento di quanto avvenne nelle colonie, soprattutto per la pubblicazione degli studi di Del Boca che smontò il mito di Italiani brava gente, cioè che i colonizzatori italiani fossero stati  più buoni degli altri, quelli che in fondo  fecero ponti e strade… , mentre ammazzavano con l’iprite intere  comunità. Ma non divenne memoria collettiva.

E com’è oggi la situazione? assumiamo la “patologia” della nostra storia? O ancora la nascondiamo o la sottovalutiamo? I libri di testo sono cambiati o rimuovono ancora il passato coloniale? Quale continuità con il razzismo contemporaneo?

Il colonialismo italiano raccontato dalle donne. Storiche, scrittrici, registe hanno da dire qualcosa in più; noi tutte abbiamo da dire qualcosa in più: le imprese coloniali furono propagandate anche per rigenerare la mascolinità italiana, per esaltare la virilità fascista, che coinvolse varie figure di uomini: milizie fasciste, ufficiali e soldati dell’esercito, attratti dall’azione eroica e dall’esotismo dell’Africa nera, della donna nera.
Uomini bianchi e donne nere, tra erotismo e potere, anche nella relazione sessuale rappresentavano la superiorità della nazione e l’inferiorità della colonia; e ancora il madamato, la convivenza con le donne nere, considerate amanti e schiave al contempo, fino alle leggi razziali e al proibizionismo che condannarono qualsiasi promiscuità,, anche se con scarsi risultati. Ma questo comportò portò l’abbandono di un numero altissimo di figli meticci non riconosciuti dal padre.

 Oggi la storia del colonialismo viene riscritta dalle colonizzate e dai colonizzati, da scrittrici e scrittori le cui origini familiari risalgono alle  ex colonie italiane. I loro  scritti continuano a fornire un contributo prezioso per la decolonizzazione della memoria, della cultura e della società italiana, a denunciare il razzismo e il sessismo contemporanei come eredità del colonialismo, a svelare i processi di razzializzazione
che sono alla base della formazione dell’identità italiana. Dovrebbero essere loro a scrivere la storia del colonialismo, dal loro punto di vista. Le nuove generazioni di studentesse e studenti, discendenti dai popoli colonizzati, rese invisibili di fronte alla legge dall’impossibilità e/o dalle difficoltà di  accedere alla cittadinanza, sono nelle nostre scuole e
università, che però non sono cambiate se non nell’iniziativa di tante/i insegnanti e docenti

L’Associazione culturale Lesconfinate  apre questa pagina per dedicarla  al colonialismo a partire dai libri di testo scolastici e universitari, per come questo tema è trattato o non trattato, e per come si riflette nella didattica e nelle espressioni dell’immaginario. E non affronteremo solo il colonialismo italiano, ma tutti i colonialismi, in Africa, in Asia, in America latina.

La pagina è aperta alle iniziative della Casa internazionale delle donne su questi temi, alle associazioni della Casa e esterne alla Casa, agli istituti che operano in questo ambito. Apre a un processo di decolonializzazione che parte prima di tutto da noi stesse/i e che può contribuire a cambiare il mondo della scuola e dell’università, e non solo.
Molte le iniziative delle Sconfinate su questi temi alla Casa internazionale delle donne, dalla proiezione di  film e video che hanno sempre accompagnato i dibattiti, alle performance di artiste, all’afrofuturismo femminista, al colonialismo raccontato dalle figlie delle figlie, alla decostruzione dell’ immaginario coloniale attraverso l’arte, alla decolonizzazione di  musei toponomastica monumenti statue effigi narrazioni commemorazioni.

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