Documento Assemblea della Magnolia

Non c’è più tempo. Per il pianeta, per il nostro mondo, per le nostre vite.

Noi siamo la cura.

Siamo le donne dell’Assemblea della Magnolia che si incontrano dal mese di luglio su iniziativa della Casa Internazionale delle Donne di Roma. Una pluralità di donne, tantissime e diverse, con le loro competenze e soggettività, da sempre impegnate per la libertà e l’autonomia delle donne e a praticare “la cura del vivere”, nelle esperienze personali e sociali, e nella politica.

È in ragione di questa forza che vogliamo prendere parola e contribuire alle scelte da fare oggi, per affrontare l’epidemia Covid-19, non come una “guerra da vincere” e per tornare alla “normalità”, ma come occasione per cambiare in radice noi, donne e uomini, ed il mondo in cui viviamo.  Costruendo qui e ora un futuro a misura delle necessità e all’altezza dei nostri desideri.

Con la pandemia il pianeta ha fatto sentire la sua voce.

Per la prima volta milioni e milioni di donne e di uomini hanno contemporaneamente condiviso paure, angosce, dolore, isolamento, solitudine. È esplosa la fragilità dei corpi e delle nostre vite, l’interdipendenza delle relazioni, i bisogni della cura del vivere. Ma questa esperienza collettiva oggi non trova significato.  

Continuano le inerzie delle vecchie idee, restano indiscussi i modelli che hanno dimostrato il fallimento, si ripetono stereotipi che accettano la divisione sessuale del lavoro come ordine naturale, lasciando le donne senza libertà.  Il Covid smentisce invece ogni continuismo, rimettendo al centro i bisogni della cura, dell’altro/a, di noi stesse, delle condizioni della vita, della natura e della democrazia, dichiarandoli definitivamente non compatibili con l’interesse di un’economia del profitto.

Il Covid si è manifestato infatti innanzitutto come crisi della cura, prima ancora che crisi sociale ed economica, persino sanitaria. La pandemia ci ha dimostrato quanto siano fondamentali quei grandi beni comuni come la scuola, la salute, la tutela dell’ambiente, la dignità del lavoro, i servizi sociali. Ha mostrato l’incapacità e la fragilità dei sistemi pubblici impoveriti dai tagli, drammaticamente insufficienti anche in tempi normali.

Come sarebbe stato diverso vivere questa pandemia se ci fosse stata una medicina di comunità, ospedali sicuri, personale sanitario e sociale presente in numero adeguato ed in modo costante, servizi per l’infanzia, scuole accoglienti e sicure, servizi di sostegno alle persone fragili.

Se la capacità di cura del paese fosse stata più forte, meno drammatico sarebbe stato l’impatto sui nostri ospedali, sui servizi di assistenza agli anziani, sui trasporti, sulla scuola e infine sulla nostra economia.

Se la violenza contro le donne fosse stata veramente considerata come un fenomeno strutturale e come una reale drammatica emergenza, aggravata e allo stesso tempo oscurata dalla pandemia, non sarebbe stato così alto il prezzo pagato dalle donne.Se avessimo avuto una rete adeguata di trasporti, servizi sociali forti e presenti, scuole ben tenute e classi non affollate, le conseguenze della pandemia sarebbero state più affrontabili e sostenibili.

Se il sistema dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori fosse stato più forte e più equo, oggi avremmo meno poveri, meno persone senza lavoro e senza prospettiva.

Se avessimo avuto politiche di apertura e inclusione verso tutti e tutte, nativi e migranti, se non avessimo pensato che la sicurezza fosse alzare muri e chiudere frontiere, se avessimo lavorato per costruire una società pienamente multiculturale e decoloniale, oggi vivremmo tutte e tutti in una condizione più ricca, civile ed umana.

Se non avessimo avuto un sistema di produzione agricola al servizio delle multinazionali, oggi potremmo controllare vecchi e nuovi spillover, costruire prospettive nuove di lavoro compatibile, difendere il territorio dall’abbandono.

Se non avessimo investito così tante risorse nella produzione e nella vendita di armi, se non avessimo scelto modelli di sicurezza militaristi a scapito della vera sicurezza umana, non avremmo sistemi sociali e di relazioni così indeboliti e fragili.

Le parole, cura come vulnerabilità e dipendenza ricorrono certo nel discorso pubblico sulla pandemia, ma spesso in modo riduttivo, o retorico. Come se riguardassero solo le terapie, sanitarie e sociali, della malattia del virus. E potessero essere messe da parte, quando la salute tornerà ad essere la condizione normale di vita. Magari investendo più risorse ed energie, per garantirla, senza spingersi oltre un moderato riassetto dell’organizzazione esistente. Senza cambiare le priorità, senza affrontare le cause di fondo sia della malattia che ha contagiato il mondo, sia delle altre malattie, altrettanto contagiose e profonde, che sono divenute manifeste con il diffondersi del virus, e con le difficoltà e incapacità, sempre più evidenti e pericolose, a contrastarne la diffusione e gli effetti. 

Se è vero che il virus è il prodotto, non unico, non isolato, dell’Antropocene, ovvero del modo in cui gli uomini – sì il sesso maschile – hanno dominato sul pianeta, devastandolo, ed hanno fatto del potere e del dominio il principio cardine delle vicende della propria specie, è altresì vero che da sempre le donne hanno condiviso l’esperienza della cura della vita.

Un’esperienza in cui si sono intrecciati al destino naturale e al ruolo obbligato saperi e competenze. Abbiamo appreso, noi donne, ad avvalerci di questo patrimonio, rompendo la gabbia di un’identità femminile che tutte ci accomunerebbe, in ragione di una stessa condizione. La cura è il guadagno più prezioso che abbiamo tratto dal nostro lavoro politico. Ed è la ricchezza che vogliamo investire per un futuro diverso per le donne, per l’umanità tutta e per il pianeta.

Per questo affermiamo che le donne sono le protagoniste necessarie e centrali della politica. A partire dal Piano di ripresa e resilienza. E’ positivo che nel Piano non vi sia un capitolo specifico di politiche per le donne. Ma non basta la trasversalità; è lo stesso concetto di “politiche di genere” che ci sta stretto. Tutte le politiche devono essere “di genere”, pensate, costruite e finanziate sapendo che nel mondo e nella società esistono donne e uomini e tante sono le differenze. Tutte le politiche, tutte le scelte vanno monitorate, valutate per il loro impatto sulle differenze, prima, durante e dopo la loro attuazione.  

Non vi è dubbio che le donne abbiano pagato il prezzo più alto alla pandemia, e che le disuguaglianze tra i sessi devono essere una priorità del Piano. Ma non siamo più il “secondo sesso bisognoso di tutele”; non siamo solo discriminate, o peggio eternamente a rischio di essere respinte indietro. 

Se il lavoro di cura femminile è penalizzato, sia quello gratuito e invisibile che ognuna di noi svolge, sia quello sociale, sfruttato, malpagato, deprivato di diritti, soprattutto se svolto da migranti; se il sistema economico, privato e pubblico mira ad appropriarsi della cura, negando qualità e riconoscimento a chi la pratica, noi non vogliamo ridurre la cura a una questione di migliore redistribuzione di compiti tra uomini e donne, né tra servizi sociali e famiglie.

La cura che mettiamo al centro della politica è qualità dei corpi e delle menti, delle differenti soggettività, del legame sociale e della interdipendenza. E’ cura dell’ambiente, dei territori urbani, dei beni comuni. E’ cura del linguaggio, della ricchezza del multiculturalismo, dei saperi, dell’educazione ed istruzione, dalla prima infanzia alla vecchiaia. E’ cura del lavoro, della sua dignità e della sua qualità. Nessuno sviluppo, nessuna crescita può essere costruita svalorizzando e deprezzando il lavoro.

Non possiamo più sopportare spese per gli armamenti o grandi opere inutili e devastanti.

Dobbiamo affrontare le nostre vere fragilità, altrimenti i provvedimenti di sostegno e aiuto che verranno presi rischiano di provocare effetti paradossali o di non riuscire ad essere efficaci.

Senza affrontare la questione dei contratti precari, la decontribuzione per i nuovi assunti rischia di incentivare il licenziamento di lavoratrici e lavoratori stabili, per assumere lavoratrici e lavoratori precari, che non godono più delle tutele precedenti al job act e che costano meno.

Senza affrontare la questione delle assunzione nella pubblica amministrazione e nei servizi pubblici, le misure di rafforzamento e di investimento nei servizi, possono tradursi in una ulteriore privatizzazione e esternalizzazione di funzioni pubbliche, con la conseguenza di un ulteriore impoverimento della PA, di una crescente precarietà dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi, di una mancanza di unitarietà, trasparenza e efficacia nell’azione dell’amministrazione, di una crescente incapacità di gestire le funzioni di prevenzione, di salute pubblica, di programmazione e di controllo.

Rilanciare la capacità di intervento pubblico a garanzia dei diritti fondamentali deve essere la priorità delle priorità. Quello che fino ad oggi è stato considerato residuale ed a cui sono state dedicate briciole di risorse da parte delle politiche economiche e sociali che si sono succedute, devono essere invece centrali nell’agenda politica e considerate motore dello sviluppo economico e sociale. Le risorse vanno accompagnate da profondi mutamenti nelle politiche, che superino le politiche di austerità non solo nella possibilità di indebitamento nell’emergenza, ma come ricostituzione di un sistema di tutele, diritti delle cittadine e dei cittadini e capacità di intervento e iniziativa delle istituzioni pubbliche.

Il cambio di paradigma deve essere radicale, da subito. E’ in gioco la vita e la convivenza di tutti e tutte noi. Per questo non intendiamo delegare a sedi ristrette tecnopolitiche le scelte da fare. Tantissime donne si stanno misurando in queste settimane sulla pandemia e sulle sue conseguenze. Le donne sanno mettere a confronto le loro differenze, sanno costruire condivisione e consenso. Proprio questa nostra capacità e volontà vogliamo e dobbiamo condividere. Per questo riteniamo urgente costruire un confronto pubblico sulle proposte nostre e di altri soggetti, coinvolgendo i rappresentanti politico-istituzionali che si impegnano ad ascoltare e recepire, a condividerne l’attuazione. Senza rinunciare a praticare il conflitto.

Dobbiamo cambiare gli occhi e il cuore con cui guardare alla nostra vita, alla società e al mondo.
La cura del vivere è il punto di vista da cui partire per costruire una società nuova.

Le donne e le associazioni dell’Assemblea della Magnolia  

Maura Cossutta, Michela Cicculli, Simona Ammerata, Anita Sonego, Floriana Lipparini, Ada Donno, Nicoletta Dentico, Maria Luisa Boccia, Giulia Rodano, Livia Turco, Lea Melandri, Susanna Camusso, Lella Palladino, Maria Luisa Celani, Laura Onofri, Angela Ronga, Giorgia Serughetti, Dalila Novelli, Valeria Valente, Monica di Sisto, Anna Pizzo, Francesca Koch, Maria Fermanelli,  Laura Storti, Titta Vadalà, Oria Gargano, Marta Bonafoni, Carla Quaglino, Anna Vernarelli, Irene Giacobbe, Rosa Mendes, Silvana Galassi, Gabriella Anselmi, Giovanna Martelli, Laura Ferrari Ruffino, Giulia Minoli, Monica Cirinnà, Rosaria De Matteis, Bianca Maria Pomeranzi, Antonia Sani, Costanza Fanelli, Barbara Piccininni, Maria Paola Costantini, Gabriella Rossetti, Milena Boccadoro, Nadia Palozza Natolli, Susanna Stivali, Isabella Peretti, Mariagrazia Rossilli, Maria Palazzesi, Maddalena Fierro, Marina Del Vecchio, Anna Maria Carloni, Ippolita Alberti, Stefania Fintecilla, Luisa Menniti, Loretta Bondi, Laura Fortini, Maria Rosa Cutrufelli, Daniela Carlà, Maria Grazia Ruggerini, Paola Mastrangeli, Beatrice Pisa, Susanna Crostella, Benedetta Rinaldi Ferri, Roberta Agostini, Elisabetta Canitano, Maristella Urru, Paola Frezza, Monia Marturano, Luigia Giovannini, Luciana Marzilli, Caterina Giardinelli, Sara Lilli, Maria Fabbricatore, Alessandra Mecozzi, Rosa Amodei, Elisabetta Papini, Giulia Maderni, Stefania Vulterini, Nadia Pizzuti, Donatella Artese, Anna Maria Gallivanone, Rosaria Lettieri, Enrica Manna, Vittoria Longoni, Maria Pierri, Patrizia Salierno, Danila De Angelis, Patrizia Sterpetti, Maria Pia Ponticelli, Maria Rosaria Pulli, Maria Teresa Santilli, Margherita Strigelli, Giovanna Cuminatto, Rosaria De Matteis, Marina Cavallini, Alessandra di Michele Bragadin, Milena Fiore, Nadia Boaretto, Carla Bottazzi, Anna Moretti, Patrizia Cecconi, Erica Rodari.

Lucha y siesta, Casa delle Donne di Milano, Casa delle Donne di Torino, Centro Internazionale Alma Sabatini, Libera Università, UDI nazionale, Forum Disuguaglianze Diversità, No.di e ADBI, Forum per il Diritto alla Salute, BeFree, Cooperativa Eva, Assolei, Centro Alma Sabatini, Differenza Donna, Senonoraquando?Torino, Archivia scuole, Muovileidee Associazione Culturale, ALEF Associazione Leadership e Empowerment Femminile, Assolei Sportello Donna, ReteRosa, Vitadidonna, Società Italiana delle Storiche, Azucar Family Lab, Le Funambole, Cattive Ragazze, Associazione LeNove – studi e ricerche, Donne meridiane Napoli, Cora Roma, Associazione Emma Carelli, Coordinamento donne ANPI Roma, Rete Città delle donne Nazionale e Roma, Dalla Stessa Parte, Noi Rete Donne, WILPF Italia.

ADESIONI:

Sabrina Alfonsi, Presidente I Municipio Roma
Loredana Asproni, FLC Firenze
Anna Argirò
Associazione Cittadinanza e Minoranza
Associazione Donne Insieme di Arzano (Na)
Associazione Impegno Donna
l’Associazione nazionale Di.Re.
Associazione Pop VIII Municipio di Roma
Associazione Snoq, Udine
Tiziana Albasi, Conferenza donne democratiche Pd di Piacenza
Stefania Albis, senonoraquando? Torino
Aurelio in Comune
Cecilia Bartoli, Arakne
Andreina Baruffini
Esther Basile, Presidente Associazione Eleonora Pimentel di Napoli
Laura Belloni, Parabiago MI
Donata Rosa Bertoletti, Presidente di Auser Provinciale di Cremona
Elisabetta Bettini
Laura Boldrini
Simona Bonsignori
Rosanna Bonsignore, Associazione Culturale VIS ROBORIS, Napoli
Beatrice Bosi
Gaia Brunetti
Adriana Buffardi
Alfreda Bullentini
Laura Buttari
Fernanda Andrea Cabello, rappresentante del MediaLab #ComunidadCulturaSolidaria Roma
Liviana Calabrò
Vilma Cappello, Venezia
Rebecca Carboni
Vittoria Carone
Casa delle Donne di Pisa
Roberta Casagrande
Serena Castaldi
Centro Antiviolenza Telefono Donna di Foggia
Centro Pandora di Padova
Lucia Ciampi
Cristina Cobianchi
Eleonora Colnaghi, Pd Lodi
Coordinamento italiano di Francoforte e.V.
Roberta Corbellini
Il Cortile-Consultorio di Psicoanalisi Applicata
Zina Crocè
Pasquale Cuomo, Flc Cgil Toscana
Anna Curir, Associazione senonoraquando? Torino
Rosa D’Amelio
Antonella D’Angelo
Manuela Dazzi
Gabriella De Luca, Centro Donna Lucca
Norma De Piccoli, Presidente del CIRSDe – Centro interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere – Università di Torino
Sabrina Di Cioccio – Il Cortile
Valentina Di Felice
Antonietta Di Genova, avvocata Associazione Non sei sola Battipaglia contro la violenza sulle donne
Alessandra di Michele Bragadin, Presidente Associazione Emma Carelli
Guendalina Di Sabatino, Presidente centro di cultura delle donne “H. Arendt”, associazione federata AFFI
Donne in difesa della 194/78 – Civitavecchia
Stella Dongiovanni
Donne in Nero di Padova
DWF – DonnaWomanFemme
Europa Verde-Verdi di Roma
Giovani Europeisti Verdi
Patrizia Falovo
Valeria Fedeli
Elvira Federici, Presidente della Società delle Letterate
Sara Ferdinandi, Presidente dell’Associazione Donne in Movimento – Coordinamento Donne Resistenti Etruria Meridionale
Ada Ferri, Associazione Catena Rosa Torre Annunziata (Na)
Luisa Festa
Marina Fiamberti
Fondazione Nilde Iotti
Anna Maria Furlan
Caterina Galaverna, Consulta delle donne di Borgaro Torinese (TO)
Chiara Gallo  
Laura Garavini
Carla Gatti
Anita Giansantelli
Anna Maria Giarola
Elena Grandi, Co-portavoce della Federazione dei Verdi – Europa Verde
Stefania Graziani, Sociologa, Senonoraquando-Torino
Manuela Gualtieri, Aps Terni Donne
Francesca Romana Guarnieri, avvocata socia AGI – Avvocati Giuslavoristi Italiani
Indici Paritari
Maria Iannetti
Patty Labate
Enza Lombino
Simonetta Luciani
Elena Libè
Maria Antonietta Maccioci, Senonoraquando? Torino
Manuela Maieron
Renza Malchiodi
Pina Mandolfo
Lella Manzio, Presidente Telefono Rosa Piemonte di Torino
Leda Marino, psicologa e dottoranda
Anna Marro, medico geriatra
Ela Massari
Antonino Martino, Presidente nazionale dell’associazione Spazio Solidale
Rita Martin
Carolina Mazza
Antonio Mercuri, Flc Cgil di Lucca in qualità di Segretario generale Flc Cgil di Lucca
Movimento Dalla Stessa Parte
Delia Murer, Venezia
Adriana Nannicini
Paola Nava
Enrica Navone, Torino
Noi Donne
Nonunadimeno RomaTre
Non sei sola Battipaglia – contro la violenza alle donne
Clara Orso
Giovanna Palladini, Conferenza donne democratiche di Piacenza
Rosy Paparella
Il Paese delle Donne
Rosalba Perini
Ilaria Perrelli
Margherita Perretti, Presidente Commissione Regionale Pari Opportunità Basilicata
Giulia Piroli, consigliera comunale Pd Piacenza
Nicoletta Pirotta, IFE Italia
Monica Piva
Daniela Polenghi
Patricia Prieto
Giovannella Procida, Cooperativa sociale Genesis
Ambra Puntieri, Roma
Catarina Rao
Rete la Città delle Donne Nazionale e di Roma
RiscoprirSi Centro Antiviolenza di Andria (BT – Puglia)
Laura Rizzo
Silvia Roma
Susi Ronchi, giornalista Cagliari
Vita Russo
Silana Sechi
Senonoraquando? Venezia
Senonoraquando? Udine
Flavia Scifoni
Maria Pia Tamburlini
Serena Todesco
Franca Tombari
Enza Turco
Ornella Ubbiali
Uisp Piemonte, Comitato Regionale Uisp aps
Monica Vacca
Rita Valenzuela, Presidente dell’Associazione di donne artiste migrante in Italia, Il Tempo delle Donne
Carmela Veracchi
Maria Alida Vilardo, insegnante I.C. Largo Oriani
Anna Vita Stallone, vice-presidente dell’A.P.S. “Yalla”
Chiara Zanetti

Per aderire al Documento della Magnolia inviare una mail indicando il proprio nome e/o quello dell’associazione di appartenenza a questo indirizzo:

segreteria@casainternazionaledelledonne.org

(*immagine per gentile concessione di IACA Studio)